Vola alta, parola, cresci in profondità,
tocca nadir e zenith della tua significazione,
giacché talvolta lo puoi --sogno che la cosa esclami
nel buio della mente--
però non separarti
da me, non arrivare,
ti prego, a quel celestiale appuntamento
da sola, senza il caldo di me
o almeno il mio ricordo, sii
luce, non disabitata trasparenza...
La cosa e la sua anima? o la mia e la sua sofferenza?
Mario Luzi
Mario Luzi in questo testo si rivolge direttamente alla poesia, per chiederle di assolvere alla sua funzione; in questo modo ci chiarisce (si fa per dire) che cosa per lui debba essere il testo poetico.
Cosa deve fare, dunque, la poesia?
Volare alta e crescere in profondità, quindi espandersi in ogni direzione, toccando gli estremi opposti (nadir e zenith); ma non si sta parlando di espansione in senso spaziale; si tratta di allargarsi in tutta la propria potenzialità di parola poetica, uno slancio a coprire ogni possibile direzione di significato.
La poesia ci viene presentata come uno strumento per potenziare la parola e portarla ai vertici estremi: in alto e nel profondo, come a volte è in grado di fare.
La poesia è anche un sogno (visione) capace di "gridare" le cose, (acclamarle, come si acclama un attore a tornare sul palco), portandole alle luce nei riflettori nel buio della mente: la poesia che porta alla luce, come il tuffatore di Ungaretti che disperdeva i suoi canti.
Tale potere della parola poetica non deve però diventare, per Luzi, un freddo esercizio retorico: il testo deve essere capace di trattenere in sé il calore umano della persona, deve essere "abitata".
Il viaggio della parola poetica porta lontano, ad appuntamenti celestiali, ed in qualche modo il poeta chiede di poter essere trasportato in quei mondi luminosi.
Questo testo è una preghiera: ti prego, è esplicitamente scritto. Il poeta prega la parola (e nella tradizione ebraica la parola è divinità) di essere un tramite, un mezzo per raggiungere le mete più ambizione dell'esperienza umana: il profondo, l'altissimo, le dimensioni che superano i confini dell'orizzonte.
Il testo si chiude con un dubbio: la poesia esprime l'essenza delle cose o la sofferenza umana? Lascerei la questione aperta ad analisti più attrezzati.
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