Il vento che stasera suona attento
-ricorda un forte scotere di lame-
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l' orizzonte di rame
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D' alti Eldoradi
malchiuse porte!)
e il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell' ora che lenta s' annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore
Eugenio Montale
Attenzione:
qui ci accostiamo a Eugenio Montale, forse il poeta per eccellenza
del XX secolo. Non ha niente a che vedere con il vate di dannunziana
memoria, non è certo il tipo da vestirsi di raso e velluto e neppure
il personaggio che si può immaginare cavalcante sulla spiaggia; ed è
quanto di più lontano possibile da una figura di santone o folle,
che trae ispirazione dal suo contatto con gli inferi. Eppure, nella
sua normalità di uomo borghese, ha saputo, attraverso le sue poesie,
farsi carico di una autorevolezza da vaticinante. Che sia dovuto al
fatto che i suoi testi sono spesso di difficile comprensione? In
parte, insieme al fatto che il ritmo, il tono, oggi diremmo il mood
delle sue poesie sembra che sia lì a dirti: ho visto cose che voi
umani...
E
allora ci avviciniamo in punta di piedi ad una sua poesia: si chiude
con la parola cuore e la cosa potrebbe essere di buon auspicio. E' sera, il vento suona attraverso gli alberi fitti
come fosse un attento musicista (e gli alberi diventano gli strumenti del vento) producendo un rumore metallico; il
suo soffio pulisce l'orizzonte al tramonto, laggiù dove strisce di
luce sembrano tendere al cielo, come fossero aquiloni: ci sono nuvole
in viaggio nel cielo che rimbomba, come porte socchiuse verso mondi
paradisiaci; c'è aria di tempesta, il mare è livido, si crea un
vortice di schiuma. Di fronte a questo spettacolo il poeta non è
travolto dalle emozioni, anzi. Esprime un desiderio: che il vento
possa far suonare anche il suo cuore, che è simile a uno strumento
scordato.
Insomma,
il poeta si sente un po' spento: il suo cuore non lascia sgorgare
melodie di emozioni o armoniche sensazioni; è scordato e se qualcuno
provasse a suonarlo non ne verrebbe fuori un granché. Gli sembra che
il vento sappia ben più di lui far risuonare gli strumenti che ha a
disposizione, mettere in moto le nubi, sconvolgere il mare, scuotere
gli alberi. Una simile tempesta è ben lontana dal suo animo e un po'
ne sente nostalgia.
Lezione
uno: qualche volta le poesie di Montale sono comprensibili
Lezione
due: anche i grandi poeti a volte non sentono grandi emozioni, anzi;
però lo sanno raccontare in modo spettacolare.
Lezione
tre: i richiami alla musica sono il filo che attraversa tutto il
testo, dal titolo (corno inglese) alla tromba marina fino allo
strumento scordato, il cuore. La poesia è una ragnatela di parole e
bisogna seguire i diversi fili che ne tessono la trama.