martedì 21 luglio 2015

Non chiedermi parole ... M.L. Spaziani

Non chiedermi parole oggi non bastano.
Stanno nei dizionari: sia pure imprevedibili
nei loro incastri, sono consunte voci.
È sempre un prevedibile dejà vu.
Vorrei parlare con te - è lo stesso con Dio -
tramite segni umbratili di nervi,
elettrici messaggi che la psiche
trae dal cuore dell’universo.
Un fremere d’antenne, un disegno di danza,
un infinitesimo battere di ciglia,
la musica-ultrasuono che nemmeno
immaginava Bach.

Maria Luisa Spaziani

Gli strumenti della poesia sono le parole ma il tentativo della scrittura poetica è quello di andare oltre, di riuscire ad espandere le possibilità comunicative del linguaggio.
Maria Luisa Spaziani lo dice esplicitamente, a volte le parole non bastano, per quanto imprevedibili siano le infinite combinazioni che si possono produrre a partire da un dizionario. Qualche volte danno l'impressione di essere state troppo logorate dall'uso: i poeti di solito leggono molte poesie e possono avere la sensazione che non si possa trovare niente di nuovo.
Soprattutto quando si vuole comunicare qualcosa di molto .... Profondo ? Intimo? Non ho idea di chi sia l'interlocutore di questo testo, ma la Spaziani cerca il linguaggio che utilizzerebbe per un colloquio con il divino.
  E allora le parole devono essere altro, devono appartenere al mondo della carne diventando nervi o farsi invisibili energie nate dal profondo dell'universo. Devono essere vibranti e capaci di cogliere segnali, impercettibili come un movimento di palpebra, una musica che non si possa ascoltare attraverso i canali sensoriali consueti.

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