martedì 21 luglio 2015

Corno inglese, Eugenio Montale

Il vento che stasera suona attento
-ricorda un forte scotere di lame-
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l' orizzonte di rame 
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D' alti Eldoradi
malchiuse porte!)
e il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell' ora che lenta s' annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore
Eugenio Montale

Attenzione: qui ci accostiamo a Eugenio Montale, forse il poeta per eccellenza del XX secolo. Non ha niente a che vedere con il vate di dannunziana memoria, non è certo il tipo da vestirsi di raso e velluto e neppure il personaggio che si può immaginare cavalcante sulla spiaggia; ed è quanto di più lontano possibile da una figura di santone o folle, che trae ispirazione dal suo contatto con gli inferi. Eppure, nella sua normalità di uomo borghese, ha saputo, attraverso le sue poesie, farsi carico di una autorevolezza da vaticinante. Che sia dovuto al fatto che i suoi testi sono spesso di difficile comprensione? In parte, insieme al fatto che il ritmo, il tono, oggi diremmo il mood delle sue poesie sembra che sia lì a dirti: ho visto cose che voi umani...
E allora ci avviciniamo in punta di piedi ad una sua poesia: si chiude con la parola cuore e la cosa potrebbe essere di buon auspicio. E' sera,  il vento suona attraverso gli alberi fitti come fosse un attento musicista (e gli alberi diventano gli strumenti del vento) producendo un rumore metallico; il suo soffio pulisce l'orizzonte al tramonto, laggiù dove strisce di luce sembrano tendere al cielo, come fossero aquiloni: ci sono nuvole in viaggio nel cielo che rimbomba, come porte socchiuse verso mondi paradisiaci; c'è aria di tempesta, il mare è livido, si crea un vortice di schiuma. Di fronte a questo spettacolo il poeta non è travolto dalle emozioni, anzi. Esprime un desiderio: che il vento possa far suonare anche il suo cuore, che è simile a uno strumento scordato.
Insomma, il poeta si sente un po' spento: il suo cuore non lascia sgorgare melodie di emozioni o armoniche sensazioni; è scordato e se qualcuno provasse a suonarlo non ne verrebbe fuori un granché. Gli sembra che il vento sappia ben più di lui far risuonare gli strumenti che ha a disposizione, mettere in moto le nubi, sconvolgere il mare, scuotere gli alberi. Una simile tempesta è ben lontana dal suo animo e un po' ne sente nostalgia.
Lezione uno: qualche volta le poesie di Montale sono comprensibili
Lezione due: anche i grandi poeti a volte non sentono grandi emozioni, anzi; però lo sanno raccontare in modo spettacolare.

Lezione tre: i richiami alla musica sono il filo che attraversa tutto il testo, dal titolo (corno inglese) alla tromba marina fino allo strumento scordato, il cuore. La poesia è una ragnatela di parole e bisogna seguire i diversi fili che ne tessono la trama.

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